Ad un certo punto lo si toglie, e si rimane senza.
Si prova un misto di senso di liberazione e di vulnerabilità improvvisa, fisica se volete, ma anche emotiva.
Sappiamo il potere polarizzante che il seno nudo ha nei confronti degli occhi altrui, occhi maschili senz’altro ma anche quelli femminili, a volte per giudicare e paragonare, altre volte di fine e celato desiderio anche da parte di quelle a cui piacciono gli uomini.
Ma ciò che mi fa impazzire di più, lo ammetto, è quell’attimo prima.
Quando le mani partono e, con un gesto apparentemente poco naturale ma infine proprio, vanno dietro la schiena a cercare un gancio. Lo sguardo si perde altrove, mentre le dita prima stringono quel ferretto e poi lo liberano.
E a quel punto… a quel punto, davanti, quel lembo di tessuto che prima aderiva stretto scende leggermente, prendendo delle distanze, liberando spazio e carne, morbida.
Se le mani non tornano presto, tutto improvvisamente si svela, e tutto è ammirabile. E tutto a quel punto diventa desiderabile, al tatto, al gusto.