(ovvero di come ho conosciuto la prima volta Taty, la sensuale Taty)
Apro l’accappatoio e mi guardo allo specchio.
Le gambe sono lunghe e affusolate. Ventre piatto.
Mi accarezzo il seno, poi seguo con le dita il profilo della grandi labbra, indugiando nella parte superiore.
Alzo lo sguardo riflesso e mi guardo.
Cosa stai facendo Sophie?
Ho l’espressione rapita, dall’immagine del mio corpo.
Mi desidero, e non resisto. Devo parlarne con la mia terapeuta.
Suona il cell.
Mi ricopro, e non so perché considerato che che mi risponderà non mi potrà vedere.
Sarà una seccatura. No, non lo è per niente, è Paolo.
Mi piace parlare con lui, facciamo lo stesso lavoro, fermiamo immagini, ma lui fotografa corpi, spesso nudi, io invece inquadro situazioni, a volte spoglie uguali. Forse parliamo volentieri proprio perché ci piace spogliare ciò che vediamo. Che dite, ci può stare come spiegazione?
Speri che a telefonare non siano rotture di scatole e delle volte succede, è incredibile.
Martedì, in auto verso il mare. Piacere, sono Sophie, sono anch’io fotografa come Paolo.
Come ti chiami? Ah, Taty, un nome d'arte scommetto! Ho conosciuto qualche anno fa una Taty, bella come te.
A volte non si sa proprio che dire per rompere il ghiaccio.
Cosa fotografo? Mah, lavoro per dei giornali, dipende. Da cosa? Dall’articolo che le foto devono accompagnare. A volte paesaggi, a volte persone, a volte oggetti. Si, un altro tipo di foto, appunto.
Non si mette bene. Ma possiamo fare meglio.
Ci fermiamo. Immaginavo la spiaggia con le sdraio e gli ombrelloni.
Davanti a me solo dune di sabbia, tronchi e rami portati dalla marea, onde che vanno e vengono.
Nulla prima e nulla dopo. Non sapevo che esistesse un posto così lontano e così vicino.
Lei scende, fa quattro passi verso l’arenile, si toglie la maglietta, e sotto niente.
Vi dicevo prima del mio corpo.
Paolo, che piacere, come stai? Ah, davvero? Martedì? Uno shooting al mare? Ho capito ma… sai che non è il mio forte il glamour… Beh, se la mettiamo sul farti compagnia, allora si può fare.
Poi magari se c’è da tenere l’ombrello paraluce, sai che lo so tenere da dio..
Ecco quello manca, ce l’ho davanti in questo momento.
Il mood che cercavo, lo stare, l’esserci, l’occupare lo spazio, il muoversi, il proporsi.
La bellezza in poche mosse, così.
Paolo mi chiede se ci sono o dove sono.
Si, scusa, mi ero un attimo fissata su un istante di grandiosa armonia e sorpresa.
Lo shooting parte con la liturgia tipica, la location giusta, la luce giusta, il costume giusto, gli oggetti accanto giusti, l’attrezzatura fotografica giusta.
Tutto deve essere giusto. Tranne la sottoscritta che proprio giusta in questo contesto non è.
Ma forse ho capito perché sono lì, c’è da riempirsi gli occhi di bellezza e tanto basta.
Paolo propone a Taty di appoggiarsi a dei bastoni consumati dalla salsedine.
Il nudo di lei e il nudo del legno scorticato. Ha ragione, eccome se ha ragione.
O sarà per il richiamo fallico del bastone in sé? Banale? Lascio a voi decidere.
Guardo il suo seno
e penso al mio davanti lo specchio, con l’accappatoio aperto.
Ho un desiderio incontrollato di accarezzarglielo. Sophie, smettila, stai lavorando.
Eppure non smetto di fissarle i capezzoli che fanno capolino tra le pieghe del velo bianco che la avvolge in quel momento.
Taty mi osserva mentre cambio posizione con la macchina fotografica, ha capito qualcosa.
E a me non dispiace…
Prima di lasciarvi alla seconda parte della storia, vi regalo un video del backstage della sensuale Taty…