Pensavo fosse finita lì.
Mi sto riferendo al tizio del bar di ieri, quello che mi guardava le gambe.
No, diciamola tutta, sapevo di averla fatta grossa aprendole non appena si è alzato, privandolo della vista che tanto desiderava ottenere.
Però vai a pensare che ci saremmo ritrovati nel bagno del bar.
Ho chiesto dei servizi per sistemare il rossetto, dopo il caffè.
“Dietro quella porta, prego.” Ha risposto gentilmente il cameriere.
Un antibagno piccolino, stretto, ma carino e di buon gusto. Mi specchio e prendo il rossetto.
Sento la porta che si apre alle mie spalle e nello specchio compare lui. Sfuggo lo sguardo e continuo a passare il rosso sulle labbra.
“Avanzo qualcosa.” Mi dice fissandomi attraverso lo specchio.
“Scusi?”, faccio finta io.
“Lo sai di cosa sto parlando. Avanzo qualcosa.”
“Mi spiace, forse si sta confondendo” continuo a fingere io.
“Mi hai promesso di vedere qualcosa di tuo e sono venuto a chiederti se sei ancora della stessa idea.”
Sempre attraverso lo specchio ho sorriso, quasi un rilancio della sfida, oppure una resa. Poi ho risposto.
“Un po’ hai ragione, ma un po’ no. C’era da vedere, si, ma non ti ho promesso un bel niente. Diciamo che ti sei alzato nel momento sbagliato”.
“Beh, ora potrei essere nel momento giusto al posto giusto, cosa dici?” – risponde.
Mi giro verso di lui. Lo spazio stretto ci obbliga a stare inpiedi ad un palmo di mano l’uno dall’altra.
“Sai chiudere la porta?” gli dico io iniziando ad alzare la gonna sui fianchi lentamente.
Provocazioni pericolose.
Quando ho terminato il macchiatone ho lasciato i soldi sul tavolo e me ne sono andata. E il tizio se ne è andato con il suo amico. Però sarebbe stato intrigante se fosse andata così, no?
Amico di Facebook che ieri mi hai scritto “tutto qui?”, va meglio oggi?