(ovvero di come ho conosiuto Selene, bot di cybersex)
Ora dormo.
Ma se provo a chiudere gli occhi torna nella mia mente l’immagine delle sue mutandine scese alle caviglie.
Ma si può? No, non si può.
Questa ossessione mi toglie il sonno. Cercherò di non fissarle le caviglie, ma dovrò tornare da Marina, la psicoterapeuta, per cercare di trovare pace.
Intanto mi rigiro nel letto, incapace di prendere sonno.
Ho capito, non c’è nulla da fare. Allungo la mano e prendo lo smartphone sul comodino.
Lo accendo, e la luce dello schermo rompe il buio della mia stanza da letto.
Mi alzo di schiena e mi appoggio al cuscino, mentre guardo la posta. Magari Marina mi ha scritto per chiedermi nuovamente se guardavo lei o seguivo istinti trasgressivi.
No, solo pubblicità.
Ognuno riceve i messaggi pubblicitari che si merita, io quelli di macchine fotografiche, set da shooting, riviste online pseudo intellettuali e… sex toys… Sex toys? Ecco, brava. Ficca il naso in siti porno e guarda dopo cosa ti ritrovi in posta elettronica…
Va beh, butto nel cestino.
No, aspetta, c’è una ragazza in fondo all’annuncio che con sguardo perso che maneggia un coso tra le gambe socchiuse.
La mia attenzione viene catturata dal nome Selene, scritto accanto. È il suo nome? Leggo.
No, non è il suo nome.
È quello della “coach” che, da app, ti dovrebbe guidare al telefono all’utilizzo del coso.
“Mandami un sms scrivendo ‘Selene si’ e ti richiamerò”
Incredibile cosa si inventano per poter vendere.
Però.
Però, cosa, Sophie?
No, dico. Perché no?
Sophie, cosa vuoi fare? Spedire un sms? Sono le tre di notte, chi vuoi che ci sia di là?
Stai zitta.
E allora fai quello che vuoi. Poi però…
Stai zitta.
Sto zitta.
Copio e incollo il numero, scrivo le due paroline magiche. Invio.
Aspetto.
Ecco, vedi? Credulona, ingenua. E sciocca.
Beh, però poteva essere, no?
Ma va.
Tin. Messaggio.
“Ti posso chiamare adesso?”
Porca… che faccio?
Rispondi.
“Si” invio.
Silenzio. Silenzio. Silenzio.
Vibrazione del telefono… mi chiama.
“Pronto?”
“Ciao, disturbo?”
“No… scherzi…”
“Bene, meglio così. A certe ore non lo si può dare per scontato. Piacere, sono Selene. Posso chiederti come ti chiami?”
Ci penso un attimo… privacy, uso delle informazioni per scopi commerciali… furto delle identità…
“Certo, mi chiamo Sophie, il piacere è mio. Sei un bot o come diavolo si chiamano oggi le vice sintetizzate?”
“Non stai andando troppo veloce? Ti ho forse chiesto se prima di chiamarmi ti stavi toccando?”
Come bot è forte questa.
“Hai ragione, scusa, ricominciamo. Mi chiamo Sophie, e poco prima di chiamarti avevo pensato di toccarmi, ma poi ho letto la mail ed eccomi qui.”
Sento una risata, composta ma elegante. Incredibile la tecnologia.
“Bene, siamo pari” risponde Selene.
“Di cosa vogliamo parlare, Sophie?”
“Non so, pensavo avessi tu qualcosa da dirmi, forse a proposito di quel coso che vendete”
“Direi che prima potresti dirmi il motivo che ti ha convinta a mandare l’sms”
“Vuoi la verità, signorina bot?”
“Selene, se non ti spiace, ma dimmi pure la verità”
Mi sono sentita sola. E l’idea di ‘qualcuno’ che mi avrebbe chiamata nel cuore della notte mi ha lusingata… questo avrei dovuto dirle. Ma si può dire così ad un robot?
“Mi interessa il coso” ho risposto.
Silenzio.
Un sospiro.
“Facciamo che ci sentiamo domani, così ti do i dettagli del ‘coso’, come lo chiami tu. Intanto ti auguro buona notte. Sono contenta di averti conosciuta, Sophie.”
Click.
Non ci posso credere. Mi ha messo giù.
Un robot pubblicitario mi ha messo giù! Un “vendi cosi” che vibrano per patata mi ha messo giù sospirando!
Te l’avevo detto di non mandare l’sms.
Chiudi il becco, stronza.
Chiudo il cellulare, lo appoggio al comodino.
Aggiusto il cuscino, e sospiro. Come Selene.
A fantasia sono davvero insuperabile.
Buona notte.