(vi siete mai eccitati dallo psicologo? Provate a leggere “togliendo il vestito”..)
Non so veramente dire cosa penso quando salgo le scale per andare alla mia seduta con la psicologa.
Un misto forse di ansia, desiderio di scappare e di incontrarla.
Con questo pensiero confuso sto per aprire la porta dell’appartamento/studio quando di nuovo mi trovo di fronte
il tipo con i jeans
e la camicia bianca dell’altra volta.
Ci blocchiamo entrambi, io imbarazzata. Lo guardo, sorrido, mi scuso. Lui mi guarda, qualche istante più di me, ricambia il sorriso, si scosta e mi fa un cortese cenno di precedenza.
Entro, girandomi appena per vederlo scendere le scale e per annusare il suo odore. Faccio spesso così quando passo accanto ad alcune persone, chiudo gli occhi e annuso. Memorizzo il loro odore assieme al loro aspetto, alla loro voce. E’ un gioco.
Questa volta penso che il suo odore non mi dice nulla, ma lui si. E non per l’altra volta che l’ho incrociato per le scale, ma per qualcos’altro che non riesco a mettere a fuoco.
“Buongiorno dottoressa, posso entrare?”
“Certo Sophie, la aspettavo, come va?”
“Bene.. abbastanza bene, grazie.”
“La vedo perplessa, è accaduto qualcosa?”
“No, solo che… ho incrociato un uomo sulle scale che usciva dal suo studio. E’ la seconda volta che lo incrocio, ma mi è sembrato di conoscerlo per altri motivi… non so, ultimamente ho alcuni “deja-vu” che mi preoccupano. Forse sto impazzendo, vedo persone e penso di averle già viste.
Marina mi guarda, poi accavalla le gambe e con una mano si sistema un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio. Poi mi dice un po’ imabarazzata: “Può essere che si sbagli. Quell’uomo è mio marito. Anzi, il mio ex-marito.”
Ah, e così quello era l’uomo della mia psicologa.
Avverto l’inopportunità di continuare a parlarne, qui e adesso.
“Sicuramente mi sto sbagliando.” e chiudo.
Lei cambia la gamba accavallata, lasciandomi intravedere per un attimo il suo intimo bianco. Guardo in quella direzione, lei segue il mio sguardo, io alzo gli occhi e guardo i suoi.
“Sophie, quindi? Cosa mi racconta? Ha avuto tempo per fare
i compiti per casa?
Ha dato un occhio al dipinto che le ho inviato per messaggio?“