(si mette bene, o molto male. In ogni caso voglio proprio lei…)
Si mette sempre il ghiaccio, mi dice. Può sempre servire…
Senza distogliere lo sguardo su di lei, con le dita della mano sinistra raccolgo il cubetto di ghiaccio dal mio bicchiere, lo porto alle labbra e lo succhio leggermente. Poi lo porgo a Baian, che fa altrettanto, dalla mia mano.
A quel punto lo faccio scorrere lentamente, passo dalle sue labbra al suo mento, poi al collo, arrivo al suo décolleté, mi soffermo, scivolo avanti e indietro un po’ di volte, finché vedo apparire i capezzoli sotto il leggero tessuto che li vela. Eccitata per quella provocata eccitazione, mi avvicino a lei e con la mano scosto il vestitino dal suo seno, che appare e sento turgido sotto le mie dita.
Non ce la faccio più.
Mi abbasso con il viso e prendo in bocca il suo capezzolo, e inizio a succhiarlo dolcemente, girandogli attorno la lingua. Baian inarca la testa all’indietro e geme appena, ma la sento.
Ora siamo distese, io su di lei, le nostre bocche unite in un bacio che non finisce più, le lingue intrecciate, le mani ovunque.
Ora invece sono io distesa a terra, e lei con la bocca tra le mie cosce. Le mie mani a stringere un lembo di tappeto per trattenere, per spingermi avanti, per scaricare l’eccitazione che mi sovrasta.